Ecco un
articolo del 2002 tratto da "panorama" quando ancora era attiva la
rete ETACS in Italia.
QUELLI DEL 337
Cellosauro sarà lei
Storia di un vecchio prefisso senza appeal
tecnologico. Difeso da un clan di irriducibili snob.
Sono i panda della telefonia mobile, si comportano come dei sopravvissuti e
non nascondono il complesso di superiorità.
Qualcuno li chiama già «cellosauri», ma a loro non importa: sono la tribù
formata da quelle poche centinaia di persone ancora in possesso di un obsoleto,
ma snobissimo, prefisso di cellulare: il 337 della Tim.
Un trittico di numeri ormai raro, nato nell'ormai lontana primavera del 1990 e
conservato gelosamente da molti italiani eccellenti, da Enrico Mentana a
Vittorio Sgarbi, anche a costo di abbinarlo per comodità a un secondo
telefonino, in grado di garantire funzioni più moderne.
«Il 337 prende benissimo e poi io ho un numero molto orecchiabile» spiega
Noris Morano. «Certo, ho anche un cellulare di riserva per chiamare e
ricevere all'estero, ma questo, che è stato il mio primo telefonino, me lo terrò
fino alla fine».
A Morano fa eco la pierre Tiziana Rocca, con toni quasi scaramantici: «Le
cifre del mio cellulare sono le stesse del mio compleanno. Ne ho altri due
con altri prefissi, ma questo non lo cedo. Piuttosto, ogni tanto cambio
l'apparecchio per ammodernare le funzioni». Un attaccamento quasi morboso è
quello di Emilio Fede, pure lui con due prefissi: «Sul 337 ricevo di tutto,
perfino le minacce. Ma ce l'ho da tanto tempo, lo conoscono tutti, me l'hanno
perfino clonato» racconta il direttore del Tg4. «Per questo la procura mi ha
chiesto di abbandonarlo. Ma io voglio continuare a far parte della riserva
indiana». Orgoglio da irriducibile è pure quello della parlamentare Daniela
Santanchè, nel clan da 12 anni: «La rete è sempre la stessa, la gente col 337 è
sempre meno. Risultato, c'è sempre più campo e io con quel prefisso ricevo
telefonate anche nelle gallerie dell'autostrada».
Un'attenta fenomenologia del club rivela che gli italiani sono un popolo di
nostalgici. Anna Kanakis lo ha tenuto otto anni e quando, due mesi fa, lo ha
sostituito con un altro (nella nuova casa romana dalle mura spesse non c'era
campo), lo ha ceduto alla mamma. «Pur di non separarmene. E anche per un
senso di appartenenza a una categoria sociale che non sente il bisogno di
cambiare un telefonino a settimana, come fanno i giovanissimi. Il 337 è
generazionale, è di noi 40enni che amiamo la tecnologia semplice. A proposito,
sono preoccupata perché si dice che prima o poi lo depotenzieranno: che non ci
provino, faremo resistenza».
Claudia Koll più che nostalgica è addirittura lirica. «Non lo butto perché
rappresenta il mio passato» dice l'attrice. «Grazie a lui c'è gente che mi
chiama dopo anni. "Ciao, speravo che tu avessi ancora questo numero"». Koll
ha provato ad affiancare al suo 337 altri due cellulari, che poi ha licenziato.
«Avevo troppo traffico da dirigere. Ho buttato via i nuovi, ho tenuto solo lui.
Gli sms? Preferisco i messaggi vocali del mio vecchio prefisso».
Già, eccolo lo snobismo sottile. Il filo rosso che accomuna la tribù è uno
strisciante sentimento antitecnologico. Che quelli del prefisso 337 dividono con
altri cellosauri telefonici di un'enclave ancora più elitaria, quella del 336.
Come Paolo Mieli: «Uso il telefono come un telefono, cioè per fare e ricevere
telefonate, di lavoro e private. Per questa funzione il mio 336 va benissimo, ha
sostituito l'apparecchio fisso» dice il direttore editoriale Rcs. «Gli sms
non mi interessano, se devo scrivere mando una lettera, ho il culto
dell'essenzialità».
Intanto la Tim, che ha fiutato l'aria, sta organizzando un club-programma di
fedelissimi dei primi prefissi, blanditi con premi e sconti. Agguerriti come
sono, vanno proprio tenuti buoni.
Monica Bogliardi 28/2/2002
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La storia della
prima telefonata con un cellulare, era il 1973...
.... ma già nel 1910
Ericsson telefonava in auto.....
La mia collezione
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